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GLI INTOCCABILI
(THE UNTOUCHABLES)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 ottobre 1987
 
di Brian de Palma, con Kevin Costner, Robert de Niro, Sean Connery, Andy Garcia (Stati Uniti, 1987)
 

"Il lupo perde il pelo, e Brian de Palma torna a girare su Al Capone. I vizi, quelli di Capone ma anche quelli di de Palma li conosciamo: dei quattro celebri compari (gli altri essendo Scorsese, Spielberg e Lucas) questo ammiratore di Hitchcock è il più portato alle tentazioni formali. È molto meno logico e razionale del maestro, più romantico, e più barocco. Adora sorprendere lo spettatore: "prima gli dò l'impressione di ritrovarsi in un ambiente familiare poi, senza preavviso, lo violento. Non deve tornare a casa riconfortato. Poiché la vita non è fatta a quel modo, l'ignoto è sempre in agguato". Dipinge delle solitudini. Con grande talento registico, con abile utilizzo degli ambienti. Ma anche con scarso approfondimento dei personaggi, basati sovente su una sceneggiatura sconclusionata, su delle psicologie difficilmente credibili.

Tutto ciò si sposa perfettamente a questo GLI INTOCCABILI. Anche se la critica ha parlato di un nuovo de Palma, così classicamente americano da parere un nuovo John Ford. La prima parte è di una prevedibilità sconcertante: il poliziotto idealista e gli altri corrotti, tutta la città marcia e la famigliola dell'eroe dallo sguardo limpido minacciata dalle rappresaglia della mala: pare di assistere agli schemini delle pellicole anni trenta. Con l'aggiunta del tremendo Morricone, che non perde una sviolinata per sottolineare il bimbo nella culla.

Poi, forse (ma sarà ritenerlo troppo furbo?) per uscire dal rassicurante di cui diceva, de Palma si lascia andare. E s'incomincia a respirare.

Attorno al sempre straordinario de Niro si costruiscono inquadrature barocche, riprese dal basso all'alto, con nello sfondo gli stucchi e gli affreschi del Chicago Theatre. I tempi si dilatano, i personaggi volano dai grattacieli al rallentatore, ma almeno una vera dimensione poetica sembra volersi finalmente occupare di quelle faccende invero risapute. La splendida architettura della città è sfruttata a dovere: e de Palma ci dà un saggio del proprio virtuosismo registico nell'ormai celebre sequenza della stazione ispirata, con tanto di carrozzina, alla mitica scalinata di Odessa. Ma, come di dovere, più scritta alla Hitchcock che alla Eisenstein.

Un cinema onorevolissimo e, a tratti, abilissimo: ma GLI INTOCCABILI, tanto per intenderci, stanno a FULL METAL JACKET come una bella canzonetta ad una sinfonia.


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